Suburbana Collegno

UPON ENTRY - L’ARRIVO

mercoledì 9 giovedì 10 ottobre 2024 - ore 21

(Upon Entry) Regia e sceneggiatura: Alejandro Rojas, Juan Sebastián Vasquez - Fotografia: J.S. Vasquez - Montaggio: Emanuele Tiziani - Interpreti: Alberto Ammann, Bruna Cusí, Laura Gómez, Ben Temple, Nuris Blu, David Comrie, Colin Morgan, Gerard Oms - Spagna 2022, 77’, Exit Media, v.o. con sottotitoli in italiano.

Elena e Diego arrivano negli Stati Uniti d’America. La coppia, lui urbanista venezuelano, lei ballerina catalana di danza moderna, si sta trasferendo da Barcellona per costruirsi un futuro lontano dai rispettivi Paesi d’origine. La coppia deve fare scalo all’aereoporto di New York, avendo come destinazione finale Miami. Ma quando devono passare i controlli all’immigration point, i due vengono bloccati dalla polizia doganale. Entrambi capiscono subito che c’è qualcosa di strano, ma non hanno idea che per loro sta iniziando una piccola ed estenuante odissea all’interno dell’aeroporto newyorchese. Il film è basato su esperienze vissute dai due registi.

Chi decide di iniziare a vedere questo film è bene che sappia che non riuscirà a staccarsene sino alla fine. Dal momento in cui l’aereo che trasporta i due protagonisti atterra a New York per loro inizia una discesa agli inferi che procede per gradi ma diventa di minuto in minuto sempre più devastante. (…) Questa opera prima mostra un grande controllo sia dello script che della recitazione mentre ci ricorda che i muri non si ergono solo al confine con il Messico. Anche se in realtà ciò che sembra interessare maggiormente alla sceneggiatura è lo sviluppo dell’accerchiamento e il piacere sadico (non si può definirlo altrimenti) da parte di chi investiga nel poter trattenere degli sconosciuti a proprio piacimento senza mai formalmente travalicare nei rapporti ma di fatto limitandone la libertà. (…) Chi sta al di là del tavolo (o anche, ancor più semplicemente, al di là di un desk alla reception) si sente investito di un diritto che gli consente di negare quelli altrui (anche di un semplice bicchiere d’acqua). Al di là del tema dell’immigrazione è questo ciò che colpisce di un film girato in diciassette giorni e in ordine cronologico, affinché i rapporti che si instaurano tra i soggetti acquisiscano la verosimiglianza più totale. Con il finale poi ci viene sottolineato quanto agli agenti di polizia di frontiera sia consentita l’indifferenza nei confronti di chi hanno davanti indipendentemente dall’esito delle indagini. Per loro è routine. Per gli altri è vita. (Giancarlo Zappoli, www.mymovies.it)

Settantasette minuti. Un’ora circa in cui viviamo, passo dopo passo, la disavventura di una coppia che vuole trasferirsi negli Stati Uniti. Un paese descritto indirettamente dai due registi come un mostro che prima inghiotte e poi fa di tutto per espellere i corpi riconosciuti come “estranei” a sé. Le direttrici di questo mostro tentacolare sono identificate dai rappresentanti della legge, campioni assoluti di indifferenza nei confronti di numeri, non certo persone, la cui sorte è appesa ad un filo. (…) La dura critica all’isolazionismo americano, terra delle opportunità per alcuni e luogo inaccessibile per altri, si sviluppa attraverso un impianto narrativo che ha il grande pregio di non scadere mai nel didascalico. Le critiche alla società americana, immortalata durante (l’ultima?) amministrazione Trump, si nascondono sempre tra le pieghe del campo-controcampo degli interrogatori, tra le assurde e violente domande inquisitorie degli agenti da cui traspare la totale incapacità americana di comprendere e accettare le differenze culturali e sociali degli altri paesi. (Giorgio Amadori, www.sentieriselvaggi.it)