TOUBAB
mercoledì 13 giovedì 14 novembre 2024 - ore 21
Regia: Florian Dietrich - Sceneggiatura: F. Dietrich, Arne Dechow - Fotografia: Max Preiss - Montaggio: Florian Dietrich, Robert Kummer, Heike Parplies, Jörg Volkmar - Interpreti: Farba Dieng, Julius Nitschkoff, Seyneb Saleh, Michael Maertens, Valerie Koch, Paul Wollin, Burak Yigit, Nina Gummich, Uwe Preuss, Ibrahima Sanogo, Astrid Zeug - Germania/Senegal 2021, 96’, v.o. con sottotitoli in italiano. In collaborazione con il Goethe-Institut Rom.
Secondo lungometraggio del giovane sceneggiatore e regista tedesco Florian Dietrich. Sulle note della hit degli anni Cinquanta Heimweh in Toubab realizza una metafora della diversità, della marginalizzazione e del tentativo di cambiare un destino in apparenza già scritto. Il film coinvolge lo spettatore nelle divertenti avventure dei due protagonisti, impegnati a cercare di evitare il “rimpatrio” di Babtou. Tutte le possibili soluzioni al problema posto dalle leggi sull’immigrazione, tra cui trovare un lavoro rispettabile con un contratto vero, sposare una delle tante ragazze da lui sedotte e abbandonate, se non sposare proprio il suo migliore amico, si traducono in una serie di situazioni comiche. Tuttavia il focus del film non viene mai trascurato, ossia la dura realtà quotidiana in Germania, ma ci potremmo trovare in qualunque altro posto, nel mondo di molti giovani immigrati o figli di immigrati che vivono di espedienti e piccoli reati senza reali opportunità di cambiamento. Il film, con la sua energia multiculturale e multirazziale, contiene all’interno dell’involucro della commedia ben confezionata, molti elementi di riflessione oltre che sulla società tedesca e le sue reali capacità d’inclusione (...). Toubab è un film che vale la pena vedere per divertirsi e riflettere su come tante volte siamo spettatori passivi di situazioni inaccettabili, che coinvolgono quasi sempre gli strati più deboli della società. (Fabrizia Venuta, Centro Linguistico di Ateneo-Università degli Studi di Napoli Federico II)
Film potente, sregolato, estremo, come i suoi protagonisti, giovani inquieti ed irridenti, che vivono ai margini della società tedesca ma che rivendicano un proprio spazio vitale: immigrati indigenti, piccoli delinquenti, ladruncoli di periferia, spacciatori fai da te. Toubab (la parola che dà il titolo al film, nei Paesi dell’Africa centro-occidentale, significa ‘bianco’, ‘europeo’ o ‘colonizzatore’), (…) è anche una metafora della diversità e della marginalizzazione a tutto tondo, e del tentativo disperato di qualcuno di cambiare un destino in apparenza segnato senza via di scampo. (…) Toubab, coraggioso e picaresco, che racconta una dura e complessa realtà sociale, quella di molti giovani che vivono di espedienti e piccoli reati senza reali opportunità di cambiamento, pur mantenendo il sorriso e l’ironia, e che coinvolge lo spettatore nelle variopinte avventure dei due protagonisti principali. Il film (...) contiene all’interno dell’involucro della commedia - ben riuscita (…) e piena di ritmo - molti elementi di riflessione sulla società tedesca - e non solo. (Elisabetta Colla, www.taxidrivers.it)