LA SALA PROFESSORI
mercoledì 20 giovedì 21 novembre 2024 - ore 21
(Das Lehrerzimmer) Regia: Ilker Çatak - Sceneggiatura: I. Çatak, Johannes Duncker - Fotografia: Judith Kaufmann - Montaggio: Gesa Jäger - Interpreti: Leonie Benesch, Leonard Stettnisch, Eva Löbau, Michael Klammer, Anne-Kathrin Gummich, Kathrin Wehlisch, Sarah Bauerett, Rafael Stachowiak - Germania 2023, 98’, Lucky Red.
Di buone intenzioni, si sa, è lastricato l’inferno. Dei furti la scuola vuol conto e ragione. Insegnanti s’improvvisano detective. Prima “torchiano” due rappresentanti di classe per farsi suggerire i presunti colpevoli. Poi organizzano una vera e propria retata in classe alla ricerca di prove. Tutto sotto lo sguardo atterrito della Novak, la giovane insegnante di origini polacche. Sono ammissibili simili manipolazioni e violazioni della delicata sfera psico-affettiva dei ragazzi? La disapprovazione della Novak appare del tutto giustificata. A maggior ragione quando i sospetti, indirizzati su uno degli studenti, Ali, si riveleranno infondati. Il fatto che Ali provenga da una famiglia turca non è un dettaglio che passi inosservato. I compagni si dividono tra colpevolisti e innocentisti e anche tra i professori serpeggia malcelato il pregiudizio. Il film misura i guasti del sistema educativo, dove anche il più nobile intento può essere sporcato da ideologie di risulta e noti vizi di uomini e donne di ogni tempo. L’invidia tra colleghi, la maldicenza, il bullismo - insomma l’imperfezione umana in alcune delle sue facce - possono sempre aprire una breccia pericolosa. Non stupisce che il turco-tedesco Ilker Çatak voglia utilizzare il microcosmo scolastico come metafora politica della Germania odierna (ma l’analogia è estendibile ad altri paesi europei), dove allarma la crescita dei movimenti di estrema destra, la retorica della paura, la crisi dell’autorità, la fobia della devianza e la criminalizzazione dello straniero. Riaffiorano fantasmi di un passato tragico, con cui sembrava che i tedeschi avessero fatto i conti per sempre. (Gianluca Arnone, www.cinematografo.it)
Una scuola come allegoria di una società disgregata, un furto come miccia da cui deflagrano tensioni, pregiudizi e malcelato razzismo, una giovane professoressa come emblema di un progressismo impotente, che pur con le migliori intenzioni finisce per soffiare involontariamente sul fuoco della rabbia e della frustrazione. Sono questi i pilastri su cui si basa La sala professori. (…) Ilker Çatak si sofferma sul lato politico e sociale della vicenda, dando vita a una sconfortante rappresentazione di una scuola pubblica non al passo coi tempi, arroccata su anacronistici e coercitivi metodi di valutazione e gestione, sempre più vicina alla dimensione di sfogatoio per i malesseri e le preoccupazioni degli studenti e delle loro famiglie. (…) La sala professori si rivela un film perfettamente coerente con un presente fatto di disagi e contrasti. Un presente ben rappresentato dalla metafora alla base della scena in palestra, in cui il poetico tentativo di prendersi per mano aiutandosi a vicenda si conclude con una sgraziata e distruttiva rissa. (Marco Paiano, www.lostincinema.it)