Suburbana Collegno

UNA DONNA CHIAMATA MAIXABEL

mercoledì 26 giovedì 27 marzo 2025 - ore 21

(Maixabel) Regia: Icíar Bollaín - Sceneggiatura: Isa Campo, I. Bollaín - Fotografia: Javier Agirre - Montaggio: Nacho Ruiz Capillas - Interpreti: Blanca Portillo, Luis Tosar, María Cerezuela, Urko Olazabal, Tamara Canosa, María Jesús Hoyos, Arantxa Aranguren, Bruno Sevilla, Josu Ormaetxe - Spagna 2021, 115’, Movies Inspired.

Il 29 luglio del 2000 Juan María Jaúregui, politico socialista nonché ex ETA da cui è uscito nel 1972 non condividendone la violenza, viene assassinato a Tolosa da un commando composto da tre persone. I colpevoli sono catturati e condannati nel 2004 a 39 anni di carcere. Nel 2014 uno di loro, Ibon Etxezarreta, che ha chiuso con il gruppo terroristico, chiede di incontrare la vedova, Maixabel Lasa, che dal 2001 è direttrice della Oficina de Atención a las Víctimas del Terrorismo. Maixabel decide di mettere da parte i dubbi e la sua sofferenza e accettare l’incontro.

La regista Icíar Bollaín mette in scena una storia vera - con qualche aspetto romanzato, come spiega una didascalia a inizio film - che ci racconta cos’è un’ideologia di morte propagata da «persone mediocri», come le definisce l’ex terrorista Carrasco, ma capaci di farsi obbedire ciecamente da militanti che uccidevano persone di cui non sapevano nulla. (…) Una donna chiamata Maixabel racconta come si possa spezzare una catena di odio e violenza apparentemente indistruttibile per un percorso di recupero e pacificazione. Con Maixabel, che accetta di incontrare e ascoltare gli assassini del marito, si apre anche il duro Ibon, che ammette che il carcere è stato per lui un’occasione di salvezza e per meditare sul male compiuto (…), fino alla decisione di chiedere perdono. Così pure Maixabel, che gli racconta la loro storia: un amore di due ragazzini che avevano condiviso errori (anche Juan María era stato arrestato in gioventù), speranze, ideali, fino alla tragica uccisione e a un passaggio di testimone che ha visto nella vedova addolorata e appassionata portare avanti le idee del marito. Compresa quella pacificazione quasi imposta agli altri compagni di lotta, con una scena finale bella e commovente. A un film teso e coinvolgente contribuiscono in maniera decisiva gli attori principali: i due protagonisti Blanca Portillo e Luis Tosar (nei panni di Maixabel e Ibon), il coprotagonista Urko Olazabal (ovvero l’altro terrorista Luis Carrasco) e la giovane María Cerezuela nei panni di Maria, la figlia di Maixabel. (Antonio Autieri, www.sentieridelcinema.it)

Un affresco potente e commovente di umanità, che non vuol dire certo essere per forza accomodanti o teneri, ma sapersi aprire al dialogo e all’ascolto. Il merito maggiore di un film come questo sta proprio nel non voler mai alzare la voce, nel raccontare con austerità e rispetto cosa accade quando chi il male lo ha ricevuto e chi lo ha compiuto decidono di guardare oltre quel male, tendendo al bene. Questa in fondo è una storia di esseri umani imperfetti e fragili, alcuni dei quali macchiati da un’oscurità che non hanno saputo riconoscere o schivare in tempo per non esserne travolti. E forse il senso del cinema, di quello bello perlomeno, sta proprio nel cercare la complessità nell’umanità senza giudizi manichei tagliati con l’accetta; in questo modo è possibile riconoscere la circolarità delle azioni umane, di tutto ciò che perdiamo e che torna anche se in una maniera che non ci saremmo mai aspettati. Del dolore, della rabbia, perfino dell’odio che possono trasformarsi in speranza, in pacifica rassegnazione e infine in amore. (Daniele Luciani, www.spettacolo.eu)