PALAZZINA LAF
mercoledì 9 giovedì 10 aprile 2025 - ore 21
Regia: Michele Riondino - Sceneggiatura: M. Riondino, Maurizio Braucci - Fotografia: Claudio Cofrancesco - Montaggio: Julien Panzarasa - Interpreti: Michele Riondino, Elio Germano, Vanessa Scalera, Domenico Fortunato, Gianni D’Addario, Pierfrancesco Nacca, Michele Sinisi, Fulvio Pepe, Marina Limosani, Eva Cela, Anna Ferruzzo, Paolo Pierobon - Italia 2023, 99’, Bim Distribuzione.
Il film ben costruito e diretto è frutto di un lungo e meditato lavoro di ricerca svolto attraverso interviste a ex operai dell’ILVA e agli ex confinati nel lager della Palazzina LAF nonché di una lettura approfondita delle carte processuali che hanno determinato la condanna degli imputati, il gruppo Riva, e il risarcimento alle vittime di mobbing. Michele Riondino è capace di trasportare lo spettatore con la macchina da presa nelle acciaierie ILVA, da sempre sinonimo di degrado e di inquinamento ambientale, raccontando una storia sconosciuta ai più. (…) Lo stile cinematografico e attoriale di Riondino lo accomuna a un Elio Petri e a Gian Maria Volontè o a Giancarlo Giannini. (Virginia Maresca, www.mydreams.it)
Con questa opera prima (…) Riondino si fa voce degli ultimi a cui è stato promesso tanto ma a cui non è stato dato nulla (o quasi). In bilico tra commedia, dramma sociale e thriller con delle punte di grottesco e surreale acidulo, questa lucida disamina degli effetti devastanti dell’oppressione sociale, culturale ed economica nei confronti dei più esposti e indifesi comincia in un paradiso fittizio e sprofonda verso l’inferno. E se lo stesso Petri 50 anni or sono sapeva come la classe operaia non fosse destinata al paradiso, Riondino quel paradiso non prova neanche a cercarlo. Prima c’erano Ludovico Massa e la sua alienazione, e c’era quel finale ambiguo sospeso tra sogno e realtà; ora c’è Caterino Lamanna e un’alienazione di cui non avrà mai coscienza, perché per lui e per gli altri della Palazzina LAF le porte dell’aldilà e di un ipotetico paradiso non si spalancheranno mai davvero. Perché in Italia di lavoro si moriva e ancora si muore, ma anche il non lavorare può diventare un inferno. (Daniele Luciani, www.spettacolo.eu)