Suburbana Collegno

YANNICK - LA RIVINCITA DELLO SPETTATORE

mercoledì 25 giovedì 26 settembre 2024 - ore 21

(Yannick) Regia, sceneggiatura, fotografia e montaggio: Quentin Dupieux - Interpreti: Raphaël Quenard, Pio Marmaï, Blanche Gardin, Sébastien Chassagne, Agnès Hurstel, Jean-Paul Solal, Laurent Nicolas, Mustapha Abourachid - Francia 2023, 67’, I Wonder Pictures.

Durante uno spettacolo in un modesto teatrino di Parigi, Yannick si alza dalla poltrona e interrompe la pessima interpretazione degli attori. Protesta: secondo lui uno spettacolo deve tirare su il morale e non peggiorarlo. Non è più disposto a subire quella tortura e decide di prendere in mano la serata minacciando con una pistola i tre attori e costringendoli a mettere in scena una pièce scritta da lui sul momento. Paul, Sophie e William accettano terrorizzati. Il pubblico non appare molto spaventato, anzi sembra quasi divertirsi molto più di prima. Yannick tiene in ostaggio il teatro fino a quando tutto si ribalta inaspettatamente…

Yannick rompe il vincolo di ruolo tra chi si trova in scena e il pubblico. Quali sono i confini entro cui definire un’opera d’arte? Esistono dei criteri oggettivi in questo senso? L’azione quasi pirandelliana di disturbo del protagonista nei confronti degli attori in sala scardina anche quel rapporto di tacita complicità che si ripete ogni sera in tutti i teatri del mondo. Il velo di maya posizionato al confine tra la realtà e la finzione scenica viene squarciato con la consueta irriverenza e beffarda ironia tipica dell’artista e regista francese. Il formato 4/3 ci rinchiude insieme ad attori, pubblico in sala e maschere all’interno di uno spassoso sequestro di persona dove il rischio di andare “fuori giri” è altissimo. Forse, anche per questo, Yannick dura soltanto un’ora, nella quale, però, il regista dimostra tutta la sua bravura nel bilanciare un ritmo incalzante con una struttura narrativa abbastanza lineare. Si ride per tutti i 67 minuti ma c’è spazio anche per delle irruzioni nel dramma, come il sorriso malinconico del protagonista (un grandissimo Raphaël Quenard) nei minuti finali. È lo sguardo dell’(anti)eroe contemporaneo, sconfitto nella vita di tutti i giorni (più volte Yannick spiega quanto si senta intrappolato nella sua orrenda quotidianità), ma che si rifugia in quella vecchia, ma ancora funzionante “scatola magica” del teatro per ribellarsi al lento ma inesorabile processo verso l’anedonia personale. Ecco “la porta secondaria” del cinema di Dupieux: una sala, un palcoscenico e una nuova “commedia” da mettere in scena. (Giorgio Amadori, www.sentieriselvaggi.it)

Il regista francese che ha fatto del neosurrealismo il suo marchio di fabbrica realizza la sua opera più compiuta, compatta e comprensibile partendo proprio da un’intrigante riflessione sull’arte, sulla sua fruizione e sul rapporto attore/spettatore. La quarta parete (...) è stata infranta ormai decine e decine di volte, ma mai prima d’ora in modo così irriverente e rivelatorio come nel film di Dupieux che, pur inserendosi in binari meno astrusi del solito, non manca di stupire lo spettatore con trovate argute e sorprese di ogni genere. (…) Yannick - La rivincita dello spettatore punta il dito contro i meccanismi del teatro (e dell’arte in generale) riflettendo sulla natura dell’opera e sul suo scopo ultimo, ma lo fa in modo totalmente irriverente smontando la regola principe della rappresentazione: mai disturbare gli attori in scena. (…) Una pellicola compatta e vivace. Satira che prende di mira il mondo del teatro e di riflesso del cinema, il film funziona a tutti i livelli grazie alla notevoli performance del cast capitanato da uno scatenato Raphaël Quenard. (Valentina D’Amico, www.movieplayer.it)